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Consenso sociale, successo e popolarità ai tempi di internet

Parliamo di consenso sociale, successo e popolarità ai tempi di internet.

Per prima cosa, chiariamo il fatto che una persona popolare, non è necessariamente una persona di successo e, viceversa, una persona di successo non necessariamente è una persona popolare.
Sembra una precisazione superflua ma non lo è affatto e, andando avanti nel discorso vedremo anche il perché.
Questo vuol dire che consenso sociale, successo e popolarità non camminano parallelamente, cosa che a primo acchitto potrebbe sembrare assurda.
In realtà, se riflettiamo bene, tante persone hanno trovato successo per aver fatto qualcosa che non ha raccolto vasti consensi dalla società o ancora, per fare un altro esempio, alcune persone hanno raggiunto una certa notorietà per un motivo o per un altro, ma non possono certo essere definite persone di successo.

Mi sembra doveroso parlare di questo argomento, in quanto negli ultimi anni sembra che il consenso sociale e la notorietà che ne deriva, occupino un posto rilevante e per qualcuno fondamentale nella scala dei valori.
Soprattutto il consenso del mondo del web.

Essere riconosciuti e valorizzati per le proprie idee, credenze e per il proprio lavoro ed essere apprezzati per l’aspetto esteriore è sicuramente piacevole per tutti e non è neppure un reato, sia chiaro.
Tutti noi infatti proviamo una certa soddisfazione quando più persone ammirano e valorizzano un nostro lavoro, una nostra azione o un nostro pregio.
Il problema sta nel fatto che con lo sviluppo dei social network, tutto questo sembra esserci sfuggito di mano.

Ribadisco ancora una volta che essere riconosciuti, essere ammirati e diventare persone di successo sono desideri ed obiettivi sani, che possono far parte della vita di ognuno di noi.
Come ogni cosa, però, se questi desideri occupano il primo posto nella scala dei valori di una persona e se vengono percepiti come priorità assoluta, guidando pensieri ed azioni, arrivando ad invadere anche la percezione di se stessi ed il senso di identità, allora diventano un grosso problema per la persona interessata e per la società intera.

Consenso sociale, successo e popolarità ai tempi di internet. L’altra faccia della medaglia

Un primo esempio di ciò di cui sto parlando sono i decessi da selfie estremi.

Caso che vede protagonisti soprattutto i giovani con un’età media di 24 anni.
Uno studio spagnolo mostra che tra gennaio 2008 e luglio 2021, purtroppo le vittime dei selfie pericolosi sono state ben 379. Questi dati però, riguardano solo i casi di perdita della vita, ma non tengono conto del numero di incidenti non mortali, infatti se dovessimo considerare anche quelli, il numero delle vittime salirebbe sostanzialmente.
Oltre alla pratica delle foto pericolose, dobbiamo tenere conto anche della pratica dei video pericolosi, ossia di tutti quei casi in cui le persone si filmano mentre svolgono un’azione estrema. Video che poi rimangono come testimonianze degli ultimi momenti di vita di queste stesse persone.
Il senso di queste foto e di questi video estremi, sarebbe quello di essere condivisi sui social network per ricevere più like possibili, più della foto o del video pubblicati precedentemente e più del numero di like ottenuto dagli altri.
E’ vero che tra i giovani, la ricerca del consenso sociale ed il desiderio di mostrare la propria audacia sono fenomeni da sempre riscontrati, ma oggi si assiste ad un fenomeno nuovo, determinato proprio dallo sviluppo dei social network o forse dall’uso improprio che viene fatto della tecnologia.

A chi veniva in mente per esempio 20 anni fa di fotografare o filmare una tragedia e di postarla sui social network, tra l’altro come primo, primissimo pensiero? A nessuno o a pochissimi, invece oggi si è spinti, quasi motivati a mettere in atto questo tipo di comportamento.
E’ come se questo uso inadeguato della tecnologia e soprattutto dei social, determini ed alimenti un esibizionismo eccessivo, un narcisismo individuale apparentemente necessario per potersi affermare come individui.

Un altro esempio è dato dall’ossessione di apparire.

Pensiamo a tutte quelle persone che, trovandosi in viaggio, ad uno spettacolo, in una nuova città, al ristorante o in tantissimi altri posti, non pensano ad altro se non a fotografare e postare nei loro profili social, tutto ciò che vogliono mostrare, probabilmente senza neanche aver visto prima dove si trovano effettivamente, o comunque senza guardato prima senza schermo.
Questo perché il riconoscimento sociale è di gran lunga più importante dell’esperienza in sé.
Apparire ha una valenza maggiore dell’essere.
E’ estremamente importante apparire belli, sorridenti, brillanti, perfetti.
Ed in questa fiera delle apparenze, le vite degli altri sembrano sempre migliori della nostra, così, se e quando si comincia a prendere troppo seriamente la questione, si può rischiare di trovare la propria vita e se stessi vuoti, tristi e senza senso.

Molte volte, per rimediare a queste sensazioni scomode, si preferisce optare per un ritocchino estetico, piuttosto che imparare a gestirsi e lavorare sulla consapevolezza del fatto che la perfezione non esiste.
Negli ultimi anni infatti è stata registrata un’alta richiesta di interventi di chirurgia estetica soprattutto tra gli under 30, dovuta proprio al fatto che lo sviluppo dei social network ha portato questa generazione ad essere più sensibile alla propria immagine e a tollerare poco i propri difetti estetici o quelli che vengono percepiti come tali.

L’ultimo esempio riguarda il successo sui social.

Mi riferisco a tutte quelle persone, spesso professionisti, che riescono ad avere un importante seguito sui social network e quindi a formare una community di fedelissimi che coinvolge migliaia di persone. In molti casi, naturalmente non in tutti per fortuna, più cresce il numero di consensi ricevuti o di followers, più cresce la portata dell’ego. Questi professionisti adesso hanno il potere di gestire la folla e di creare un mondo virtuale in cui sono gli unici padroni.
Mondo in cui non è tollerabile nessuna frase o commento di dissenso rispetto alla loro idea e se qualcuno osa contraddire, può essere facilmente e prontamente eliminato da quel mondo, in un solo click.

Quante volte ti è capitato di leggere solo commenti di assenso in una pubblicazione di una determinata persona che segui sui social network? Nel mondo reale nessun essere umano è acclamato da tutti o disapprovato totalmente. Perché mai dovrebbe essere così nel mondo virtuale? Bene, diffida della buona fede delle persone che non hanno commenti di disapprovazione, perché è evidente che non ti stanno mostrando qualcosa e che preferiscono manipolare la realtà.

Consenso sociale e benessere

Il paradosso è che la ricerca ossessiva del consenso, della popolarità e del successo sui social, produce esattamente l’effetto opposto di quello desiderato. Questa, infatti non porta mai soddisfazione, felicità e sensazione di benessere ma al contrario imprigiona nella rete dell’ansia e della tensione rendendo in generale più infelici.
Sono diversi gli studi che hanno mostraro che la ricerca costante di consenso, di confronto sociale, l’interazione passiva ed il desiderio ed il controllo ossessivo del numero di like, minano fortemente il benessere emotivo.

Cosa dobbiamo tirar fuori da questo discorso?

Ognuno ci vedrà qualcosa di diverso. Io voglio mettere in guardia dalla parte più oscura del consenso, del successo e della popolarità.

Certamente le persone direttamente coinvolte, spesso sono così prese da non rendersi conto di stare esagerando con i loro pensieri ed i loro comportamenti, ma se noi notiamo che la ricerca del consenso sta occupando gran parte del tempo e dei pensieri di un nostro caro, allora è nostro dovere intervenire.

Soprattutto, indichiamo ai bambini la strada giusta da percorrere. Rafforziamo la loro autostima, insegniamo loro che sono già completi così come sono, che non devono ricercare il senso della loro identità nell’approvazione degli altri, nel numero di like o nel numero di commenti a loro favore.
Insegniamo ai bambini che il reale conta più del virtuale, facciamoli uscire da casa, insegniamogli a confrontarsi, a guardare negli occhi, ad accogliere gli aspetti buoni e quelli meno buoni di ogni cosa e noi, in tutto questo andiamo con loro.

Non solo i bambini, infatti, ma anche gli adulti hanno bisogno di ricordare che la vita è fuori, al di là di uno schermo e che il numero di approvazioni non è direttamente proporzionale al valore della propria persona.
Impariamo ad amarci, a saper distinguere, ad essere tolleranti, ad essere consapevoli, a comunicare in maniera efficace, ad individuare e conoscere i nostri valori ed il senso della nostra vita, impariamo a ricercare il successo, si, ma nel senso di evoluzione personale, un sano successo all’interno di una vita sana.

Insegniamo mostrando, perché il modo più efficace di insegnare è l’esempio.